Poche sono le certezza della vita: il sole che sorge, la falsità di Barbara d’Urso e l’immortalità di Berlusconi. Ah, ed ovviamente il fatto che nessuno e perfetto. Tutti noi possediamo, infatti, una notevole serie di difetti e imperfezioni che spesso condizionano la qualità della nostra vita ed il modo in cui gli altri ci vedono. Ma – ecco un’altra certezza – non tutti i mali vengono per nuocere! Molte di quelle caratteristiche generalmente conosciute come “difetti”, sono solo il contenitore di particolari ed apprezzabili qualità personali. Dovresti sapere che…
Dipendere da alcool e droga
Se sei il tipo di persona che ama Amsterdam, e non solo per le sue bellezze paesaggistiche ed i celebri monumenti questa notizia ti piacerà particolarmente: secondo uno studiopubblicato sul Journal of Epidemiology and Community Health, più si è intelligenti in infanzia, più si è inclini, in età adulta, a consumare droghe leggere. La ricerca, durata 5 anni e condotta su 8000 volontari attraverso la tecnica dello screening, parlerebbe chiaro: gli uomini che, durante l’infanzia, presentano alti quozienti intellettivi, hanno in età adulta il 50% di probabilità in più di sviluppare una dipendenza per le droghe leggere come cannabis o ecstasy. Fra le donne la percentuale sfiora addirittura l’84%. Ma non è tutto. Secondo un’altro studio, condotto dalla psicologa Jennifer Wiley presso l’Università dell’Illinois, la birra rende, almeno temporaneamente, più intelligenti e creativi. La scoperta è avvenuta sottoponendo 400 volontari ad alcuni quiz di logica e matematica. Risultato? Chi aveva da poco bevuto una birra, precedentemente offerta dagli stessi autori dello studio, risolveva il 40% dei quiz in più, con tempi inferiori (12 secondi a quiz, contro i 16 secondi dei colleghi sobri). “Piccole percentuali di alcool nel sangue stimolano il pensiero creativo – afferma la Wiley – e penalizzano, marginalmente, la memoria a breve e lungo termine. In sostanza un bilancio in positivo.“
Soffrire d’ansia
Brutta bestia l’ansia: palpitazioni, respiro pensante e paura. Ma, per chi ne soffre, oggi le notizie sono più che positive: secondo uno studio, condotto presso il Baylor College of Medicine, soffrire d’ansia sarebbe legato all’ ad una maggiore intelligenza. Per giungere a questa conclusione i ricercatori hanno osservato, attraverso una risonanza magnetica, 26 pazienti che soffrivano di forte ansia e 18 individui sani. ” I soggetti che soffrivano di ansia generalizzata presentavano una maggior concentrazione di colina (componente chimico celebrale strettamente collegato all’intelligenza n.d.r.) nella materia bianca cerebrale – afferma Jeremy Coplan, uno degli autori dello studio – L’ansia, inoltre, induce le persone a non correre rischi. Colui che soffre d’ansia, infatti, finisce in molti casi ad avere un tasso di sopravvivenza più alto a tutto vantaggio della specie”.
Nascere per primi
Essere fratelli maggiori è una vera rottura di scatole: si cresce col peso di dover dare un esempio, spianando la strada ai propri fratelli e/o sorelle per le piccole conquiste personali. Senza considerare che, in seguito alla loro nascita, dovrai dividere proporzionalmente il valore dell’eredità a te spettante. Una piccola rivincita per i “maggiori” arriva oggi dall’Università di Oslo: secondo una ricerca condotta dal professor Peter Kristensen (tra l’altro secondogenito), i fratelli maggiori sono più intelligenti. Pergiungere a questa conclusione i ricercatori hanno analizzato i test di intelligenza condotti su un campione di 250mila soggetti tra i 18 e i 20 anni. Risultato? I valori dei loro Q.I. diminuivano con il diminuire dell’ordine di nascita: i primogeniti avevano in media un grado di intelligenza di 2,3 punti maggiore rispetto ai loro fratelli minori. Osservate…
Il grafico evidenzia come i valori del Q. I. decrescano con l’ordine di nascita (vedi puntini neri); tuttavia se il secondogenito perde il fratello maggiore (punto azzurro), il suo Q. I. è più alto. Se un terzogenito perde i suoi 2 fratelli maggiori, il suo Q.I. arriva addirittura a superare il livello di un primogenito (puntino fucsia). Ma per quale motivo i minori risultano intellettualmente meno brillanti? “La differenza intellettuale è giustificata dall’ordine educativo scelto dai genitori – afferma Kristensen – che, complice l’ansia e l’inesperienza, privilegiano l’struzione e la disciplina dei figli primogeniti.“
Avere un brutto carattere
Se leggi con attenzione questo punto, molto probabilmente passi alla storia come una persona calma e paziente. Ti innervosisci per poco ed altrettanto facilmente borbotti frasi, spesso, indicibili. Bene, è ora che tu sappia che un carattere brutto e scontroso è sinonimo di intelligenza. Questo è quanto afferma una ricerca condotta – nientepocodimenoche – dalla Harvard University. Lo studio ha esaminato gli atteggiamenti di gruppo di scimmie bonobo e di scimpanzè, animali con caratteristiche sociali del tutto simili a quelle degli esseri umani. Il risultato? Gli esemplari più irascibili e sgarbati sono risultati essere anche i più intelligenti ed evoluti. Più precisamente, i soggetti dotati di una maggiore intelligenza ed abilità nel problem solving, posseggono almeno due delle seguenti caratteristiche
Irascibilità, scarsa pazienza
Intollerenza verso chi è meno sveglio
Costante malumore e scontrosità
“I risultati lo confermano, essere brontoloni, irascibili e scostanti è sinonimo di intelligenza – afferma John Kotter, co-autore dello studio – Al contrario essere disponibili, sempre allegri e gentili indicherebbe persone con caratteri meno incisivi e quindi più semplici, ingenui e meno arguti.“
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